Come dare un valore diverso al tuo lavoro

Condividi

Per quanto io sia fra i pochi – a quanto leggo – ad ostinarmi nell’invitare imprenditori e dipendenti a LAVORARE INSIEME contro il #sistemarcio, è facile constatare che il #sistemarcio urla più forte e stordisce le menti, annebbia la vista, incita all’odio per tenersi lontano dalla lotta.

Qualche sera fa, con Cinzia, sono stato presso un ristorante pizzeria di livello; è abituale fare un po’ di coda, perché loro per scelta non accettano prenotazioni, ma tant’è, volevamo mangiare lì.

L’altra sera, però, la coda era dovuta ad un motivo piuttosto particolare: una delle tre sale era “chiusa”.

Quando è arrivato il mio turno ho chiesto come mai… e come puoi evincere dal titolo, la risposta è stata raccapricciante: «Non ci piace far aspettare la gente al tavolo, e non riusciamo a trovare dei camerieri, così abbiamo scelto di privilegiare il servizio, tenendo chiusa una sala».

Lascia stare se fosse più o meno meglio aprirla ed avvisare i clienti dell’attesa. Concentrati sull’oggetto di questo post… sul titolo di questo post: CHIUSO PER MANCANZA DI DIPENDENTI.

Molte imprese chiudono per mancanza di clienti.
Quelle che lavorano, invece, rischiano di chiudere per mancanza di collaboratori.

È di pochi giorni fa la notizia che nella riviera adriatica in molte strutture si fa fatica a trovare personale.
E mentre i soliti buonisti sindacalisti maledettisti son subito pronti a citare quell’azienda che non paga o paga poco, noi per favore concentriamoci su quelle aziende che pagano bene, che trattano benissimo i collaboratori…
E NONOSTANTE QUESTO NON TROVANO PERSONALE.

Oggi si parla troppo del reddito di cittadinanza e poco del merito della cittadinanza, ovvero MERITARSI un posto.
Si parla troppo poco del fatto che il lavoro c’è, ma che molti ragazzi non sono in grado di farlo perché non ne vogliono sapere di studiare ciò che va studiato, né di fare gavetta.

Oggi si parla troppo del fatto che non è giusto lavorare nei giorni di festa e troppo poco del fatto che, praticamente da sempre, esistono i TURNI.

Si parla troppo dei diritti e soprattutto si incolpa l’impresa, quando – come ho scritto in un altro post – l’impresa è prima vittima del sistema, e se chiude in certi giorni, rischia presto di chiudere per sempre.

Ancora una volta vince l’ipocrisia.

Vince chi si lamenta e per questo viene consolato… anziché prima cercare di capire se chi si lamenta sia o non sia “causa del suo male”. Buonismo bastardo: «Piange, dunque ha ragione».

Le pensioni di certi nonni e l’iper-protettività di certi genitori stanno moltiplicando il numero di mediocri e di fannulloni.

Ormai se parli di “gavetta” o di “pagare per lavorare” vieni equiparato ad un folle.

Sia chiaro: se in certe professioni la “gavetta” è soltanto un espediente per sfruttare i giovani che per legge devono fare praticantato, in molti altri casi la gavetta sarebbe benedetta e produrrebbe una maggiore consapevolezza del mondo e del mercato in cui si opera.

Ma tant’è. Anche lo scorso primo maggio, infine, è stato una battaglia fra “chiusi e aperti”, fra “diritti pretesi e diritti trascurati”, fra “aspiranti lavoratori e aspiranti fancazzisti”. Così la festa “del” lavoro diventa in troppi casi soltanto la festa “dal” lavoro, senza coglierne il senso.

La mia opinione? Il lavoro nobilita l’uomo… quando l’uomo nobilita il lavoro.
Accontentarsi di un lavoro meno nobile “oggi” può (deve) spianare la strada per acquisire quell’esperienza e quelle dinamiche che aiuteranno a scegliersi il lavoro ideale “domani”.

E a chi pensa che un giorno non dovremo lavorare per guadagnare, faccio notare che, quasi certamente, se mai dovesse essere così, sarà per qualcuno che si è impegnato a capire come cambiare la società, non certo per merito di qualche fannullone o bamboccione.

Io, che odio la politica per come viene fatta in Italia, non posso che mettere in guardia dal concetto di “reddito di cittadinanza”.

Non metto in discussione le intenzioni né il concetto in sé! METTO IN DISCUSSIONE COME VIENE INTERPRETATO DAGLI ITALIANI! Che per la maggioranza manco ci pensano ad usarlo nelle modalità che auspicano coloro che lo propongono!

Poi a quanto pare non è così soltanto in Italia eh, basta leggere cosa sta succedendo in FINLANDIA:
https://www.agi.it/…/reddito_di_cittad…/news/2018-04-23/amp/

SECONDO ME il problema è che il non fare niente abbassa l’intraprendenza, ridimensiona il genio, alimenta la mediocrità. Alcune delle mie migliori performance le ho prodotte quando non avevo scelta e dovevo darmi una mossa!
Ma magari è così soltanto per me. Quel che è certo è che sono migliorato anche grazie ai lavori che ho fatto.

Riscoprire il valore che il lavoro può assumere in sé, per chi lo svolge, è un passo essenziale non solo per migliorare la società, ma rendere ognuno di noi fiero di ciò che è e che può fare.

Per esempio il mio è un lavoro che impatta positivamente su tante persone, e lo svolgerlo, da un lato rende migliori loro, dall’altro rende migliore me.

Il sorriso della barista, il buongiorno della panettiera, l’assaggio offerto dal gelataio, la dedizione del meccanico, il senso di responsabilità del commercialista, l’attenzione ai dettagli della parrucchiera… sono ben più che un modo di lavorare:
sono un modo per evolvere gli altri e se stessi.

Così sì, il lavoro nobilita l’uomo… 
quando l’uomo nobilita il lavoro.

Senza lavoro non sarei mai diventato la persona che sognavo di essere.
È questo il senso.
Realizzarmi & Realizzare.

Ed è questo che ti auguro:
che il lavoro si riveli un modo per esprimerti ed evolverti.

Buona Festa del Lavoro.

Buon Lavoro!