In un mercato in cui si parla più di “dare soldi a chi non lavora” che non di “premiare chi lavora bene”, è ovvio che le persone fannullone si sentano superiori e che gli imprenditori debbano farci i conti.
Inutile ricordare che ci sono dipendenti lavativi e dipendenti modelli, imprenditori schifosi e imprenditori esemplari.
Detto questo persino Papa Francesco ha dichiarato che “i soldi non si fanno con i soldi, ma con il lavoro” (clicca qui per leggere l’intervista completa).
Perciò il problema nasce a monte.
Il riflesso di questa società è che la lotta di classe esiste ancora e che:
=> il titolare deve sfruttare il dipendente, mentre
=> il dipendente deve fregare il titolare
… scenario raccapricciante che COMBATTO DURAMENTE, lo sa bene chi frequenta #Teamizzare.
Morale: sappiamo che è difficile trovare collaboratori affidabili anche per chi vuole metterli nelle condizioni di operare.
Ciò impone:
=> ricercarli in modo nuovo
=> curare in dettaglio la selezione come l’inserimento in salone
=> condividere delle regole chiare e scritte
=> creare i presupposti affinché le persone O sentano che il loro è più di un lavoro, O scelgano di farlo al meglio perché è giusto così.
Esempio concreto.
Quando una persona rimane incinta, DEVE GIÀ ESSERE TUTTO DANNATAMENTE CHIARO.
“Prevenire è meglio che curare”: le regole devono essere chiare, condivise e SCRITTE.
Quando una collaboratrice rimane incinta deve sapere cosa deve fare lei e cosa faremo noi.
QUALI SONO LE ASPETTATIVE deve essere chiaro già A MONTE, prima della gravidanza.
“Lele ma se poi una non fa cosa avevamo deciso?”.
SE C’ERANO DELLE REGOLE CHIARE, CONDIVISE E SCRITTE, SIGNIFICA CHE SAPPIAMO ENTRAMBI CHI STIA SBAGLIANDO IN QUESTA SITUAZIONE.
Cosa ben diversa dal titolare che prova ad avanzare le proprie ragioni con la dipendente e mezzo mondo a dirgli che “non c’è solo il lavoro e che lei è incinta e che, che, che….
Detto delle Regole, Chiare, Condivise e Scritte, è IMPENSABILE che la collaboratrice SPARISCA, letteralmente.
Cosa vuol dire? Non esce più di casa?!
Deve evitare di farsi vedere in salone ogni tanto?
Non può tenersi aggiornata su moda, tecniche, vita del salone?
MA FATEMI IL PIACERE.
Se è così che fa, se è suo “diritto” dimenticarsi che esisti, allora è tuo DOVERE licenziarla appena potrai.
DETTO QUESTO, IL CONSIGLIO È UN ALTRO.
Mi unisco a chi ti invita ad accoglierla nel miglior modo possibile.
Nessun rancore, nessun risentimento:
FESTA!
Valutare se abbia nuove esigenze di orario!
COLLABORAZIONE!
Dopodiché, se a lei non importa un fico secco di te, del salone, delle clienti… allora nessun atteggiamento negativo in salone, solo RACCOMANDATA.
Ancora un commento, aspetta…
Checché ne dica chi pensa ancora che il lavoro sia come in fabbrica, dove si timbra, si stacca il cervello, poi si timbra e si va a casa, LE PERSONE IN SALONE CONTANO ANCHE PIÙ DELLE TECNICHE.
È da lì che occorre partire.
Partire dalle Persone, dai loro valori e dal rispetto.
Da come lei valuta noi, e da come pensa che noi valutiamo lei. Lo riscrivo, perché è tutto qui:
COME LEI VALUTA NOI, E COME PENSA CHE NOI VALUTIAMO LEI.
Può essere una gravidanza, una malattia, un infortunio, un problema a casa, una vacanza.
Conta COME LEI VALUTA NOI, E COME PENSA CHE NOI VALUTIAMO LEI.
La relazione si costruisce BEN PRIMA di una gravidanza.
E come detto gli scenari restano due:
LE REGOLE SONO STATE SCRITTE E VENGONO RISPETTATE,
LE REGOLE SONO STATE SCRITTE E NON VENGONO RISPETTATE.
Punto, è tutto qui.
Chi non rispetta le regole, è in torto.
Se a non rispettarle è il titolare, che si faccia un bell’esame di coscienza.
Se a non rispettarle è la collaboratrice, nessun atteggiamento negativo in salone, solo RACCOMANDATA.
Il mondo lo miglioriamo anche proponendo posti di lavoro migliori.
Ed uno fra i modi per rendere migliori i posti di lavoro consiste nel rendere migliori le persone che ci lavorano e le relazioni che intercorrono.
Ricordando ancora, e ancora, e ancora:
Regole Chiare, Scritte, e Condivise,
PRIMA.
Partire da COME LEI VALUTA NOI, E COME PENSA CHE NOI VALUTIAMO LEI.